Ciao, ti aspettavamo in questa sessione del nostro sito per poter soddisfare la tua gradita curiosita’ in merito alle differenze fiscali tra Italia e Polonia
Tra le mille domande che avrai di sicuro da porci, ci saranno le seguenti:
Ma quali sono dunque le differenze fiscali tra Italia e Polonia? Perche’ mi dovrebbe convenire cosi’ tanto?
Per iniziare cercheremo di riassumerti il tutto in una tabella comprensibile a chiunque!…poi troverai una spiegazione piu’ approfondita e professionale.
Altri vantaggi in Polonia:
- NO anticipo iva
- NO gestione separata inps
- Corporate tax 19% (con possibilità di esenzione per 5 anni se si investe nelle aree ZES)
- NO irpef
- NO irap
- Iva al 23% (con transazioni nella UE ad Iva 0%)
- Detrazioni fiscali fino al 55%
- Ammortamento costi fino al 100%
Ma se volessi spostare solo la ragione sociale saro’ soggetto alla doppia imposizione fiscale?…
Qualora la tua permanenza in Polonia non dovesse ranggiungere i 184 giorni l’anno saresti soggetto alla doppia imposizione fiscale sui tuoi dividendi, la tassazione sara’ pari al 20% dei tuoi utili di cui il 10% dovra’ essere saldato al fisco polacco ed il restante 10% al fisco italiano.
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Ed ora, come promesso di sopra, veniamo ad una spiegazione piu’ approfondita e professionale:
Nella sua classifica Corporate and Indirect Tax Survey 2012 la società di consulenza KPMG rileva un tasso di imposizione sulle imprese italiane del 35% a fronte di un corporate tax rate sulle imprese polacche del 19%. Si tratta di un dato generale che però evidenzia un peso del fisco sull’attività delle imprese in Polonia molto inferiore a quello che si registra in Italia.
Un’analisi più specifica degli oneri fiscali per le imprese nei due Paesi è sicuramente necessaria, anche se va anticipato che il costo del lavoro assume in termini assoluti un peso chiave in queste dinamiche (senza considerare, inoltre, utenze e materia prima che costano molto meno).
Ogni impresa paga in entrambi i Paesi un’imposta sul reddito delle persone giuridiche. In Italia questa imposta prende il nome di IRES (la ex IRPEG) e ammonta al 27,5% del reddito delle società. In Polonia la stessa imposta (in inglese è chiamata CIT-Corporate Tax Income) è del *19% e si applica al reddito imponibile delle sole attività in territorio polacco per i non residenti (*in caso di delocalizzazione in aree specifiche della Polonia e’ nulla). Una società è residente in Polonia se controllata o gestita in Polonia.
La maggiore imposta indiretta, ossia l’Iva, è pari nella maggior parte dei casi al 22% in Italia, l’Imposta sul valore aggiunto varia, però, dal 4 al 10% sulla maggior parte dei generi alimentari e sull’elettricità. Questo ovviamente influenza anche il mercato e la catena di valore per le aziende che operano in questi settori.
L’imposta sul reddito delle imprese in Polonia, ossia la loro IRES, prende il nome di corporate tax rate ed è pari al 19%. L’Iva si attesta invece al 23%, ma scende all’8% per farmaci e ristoranti e fino al 4% per i generi alimentari.
In Italia esiste anche l’Irap: un’imposta regionale che equivale al 3,9% del Valore della produzione. Si tratta di un’imposta sovente contestata che in Polonia non esiste. I Polonia inoltre non esistono tante altre cose come l’anticipo dell’iva, la gestione separata INPS, IRPEF, IRAP ecc…
Il reddito da capitale o tassazione delle plusvalenze finanziarie in Italia ammonta al 20% (al 12,5% per i titoli di Stato). In Polonia le corrispondenti tasse sul capital gain (quindi per esempio sui dividendi pagati da una società controllata o sugli investimenti finanziari che producono plusvalenze o dividendi) sono assimilate alla tassazione sulle imprese e ammontano al 19% del reddito. (per quest’ultima voce potrebbe svilupparsi il concetto di doppia imposizione fiscale).
Esiste un’altra imposta indiretta, l’accisa sui carburanti, una tassa che colpisce questo genere di prodotti in Italia. Nel Bel Paese l’accisa sulla benzina ammonta a 728,40 euro ogni mille litri (ossia 0,7284 euro a litro) e quella sul gas naturale a 0,00331 al metro cubo (dati Agenzia Dogane al 2013). A parte va considerata l’Iva. In Polonia l’accisa sui carburanti non esiste. Il costo di un litro di benzina in Italia è di circa 1,30 euro a litro, quello di un litro di benzina in Polonia è di circa 0,90 euro.
Un aspetto molto importante per ogni impresa che opera nel Paese dell’Est è quello del costo del lavoro. Uno dei punti sui cui le istituzioni puntano maggiormente per incoraggiare l’insediamento di società straniere e gli investimenti esteri in Polonia è, infatti, proprio quello del basso costo di una manodopera qualificata e formata, per la quale non e’ previsto TFR, tredicesima e quattordicesima (solitamente viene concesso un bonus annuale pari ad una mesilita’ ma solo a discrezione del datore di lavoro).
In termini assoluti la più recente rilevazione di Eurostat calcola che fra il 2008 e il 2012 in Italia il costo di ogni ora di lavoro per le imprese è cresciuto dell’8,9% portandosi a 27,4 euro (costo al netto del settore agricolo e della pubblica amministrazione). Nello stesso periodo il costo orario del lavoro è sceso in Polonia del 2,6% a 7,4 euro. Il costo di un dipendente in Polonia costa dunque un po’ più di un quarto del costo di un dipendente in Italia.
Questo calcolo del costo orario del lavoro tiene conto di tutte le remunerazioni salariali e non salariali dirette al netto dei sussidi, dei versamenti previdenziali, dei pagamenti per i giorni non lavorati, dei benefit di varia natura. Una prospettiva sulle aliquote contributive a carico del datore di lavoro può fornire qualche ulteriore chiarimento.
In Polonia un’impresa deve versare il 9,76% del reddito imponibile per contributi pensionistici del lavoratore. Poiché questi contributi sono ripartiti equamente fra impresa e lavoratore complessivamente si arriva al 19,52% complessivo. In Italia in generale (ma esistono numerose eccezioni) i contributi pensionistici rappresentano un’aliquota del reddito imponibile del 33%, ma sono coperti per due terzi dal datore di lavoro e per un terzo dal dipendente.
Questo significa che la quota a carico dell’azienda è del 22 per cento (contro il 9,76% della Polonia). A Varsavia si versano poi aliquote del 6,5% derivanti da contributi di invalidità. Esiste anche un’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni allo 0,67%, un versamento dell’1,5% al Fondo pensioni-ponte, uno del 2,45% al Fondo del lavoro e uno dello 0,10% al Fondo garanzia per i lavoratori dipendenti.
Persone fisiche, la residenza fiscale
Secondo l’articolo 3, comma.1 della Gazzetta Ufficiale Polacca (Anno 2010 numero 51, pos. 307 ) si considera avente residenza fiscale in Polonia:
- la persona che ha nel Paese il centro dei suoi interessi vitali,
- la persona che risiede nel Paese per almeno 183 giorni.
Non esiste una vera definizione legale di “centro di interessi vitali” in Polonia, tanto meno in altri accordi internazionali. Alcune indicazioni sono state fornite dall’OCSE, che la definisce come il luogo dove le relazioni personali ed economiche dell’individuo sono più strette.
Giocano un ruolo determinante le relazioni familiari e sociali, il lavoro, le attività culturali e associative, la sede di affari e quella dalla quale si amministrano le proprietà.
Obblighi fiscali illimitati. Vengono considerate soggette agli obblighi fiscali di tipo illimitato tutte le persone fisiche che possiedono una residenza fiscale nel Paese; la tassazione si applica sia ai redditi generati in Polonia che a quelli percepiti da uno Stato estero.
Obblighi fiscali limitati. A prescindere dalla residenza, tutti redditi generati in Polonia sono soggetti alla tassazione obbligatoria secondo le regole interne dello Stato; le convenzioni internazionali contro la doppia imposizione evitano in questo caso il fenomeno per cui lo stesso presupposto sia soggetto due volte a tassazione in due diversi stati.
Le persone fisiche sono soggette a due aliquote:
- 18% per redditi da 0 a 85.525 zloty (reddito imponibile)
- 32% per redditi superiore agli 85.525 zloty
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